Esploriamo le cause e le conseguenze del cambiamento climatico, mettendo in luce le strategie dell'Unione Europea e l'importanza della transizione energetica e della mobilità elettrica per contrastarlo
Nonostante il cambiamento climatico sia uno dei temi più attuali della società odierna, c’è ancora chi lo nega e chi lo strumentalizza per cercare voti e/o vantaggi economici fini a sé stessi. Eppure questo è uno dei problemi più urgenti dell’umanità a causa del suo impatto devastante sull’ambiente che si riflette inevitabilmente sia sulla società sia sull’economia. I responsabili del cambiamento climatico siamo principalmente noi: l’uso di combustibili fossili, la deforestazione, gli allevamenti intensivi e più in generale tutte le attività che aumentano le concentrazioni di gas serra nell’atmosfera hanno causato un vero e proprio collasso ambientale. In questo articolo affronteremo le cause del cambiamento climatico e le strategie per contrastarlo, ma soprattutto ti racconteremo perchè la transizione energetica e la mobilità elettrica sono protagoniste della sua mitigazione, con un’attenzione particolare alle politiche dell’Unione Europea (UE).
Indice:
- 1. Le cause del cambiamento climatico
- 2. Le strategie per contrastare il cambiamento climatico
- 3. La transizione energetica
- 4. Conclusioni
1. Le cause del cambiamento climatico
Le cause del cambiamento climatico sono da imputarsi soprattutto all’uomo e in particolare all’uomo delle aree più evolute. Non è pensabile, infatti, considerare egualmente responsabili gli abitanti delle aree più povere del mondo.
Quando si parla di cause del cambiamento climatico si tende a dare tutta la colpa all’attività umana, ma anche il pianeta stesso contribuisce alla sua stessa devastazione, per quanto in misura molto inferiore. Tuttavia c’è da chiedersi se gli stessi eventi avversi che hanno imperversato negli ultimi anni non siano conseguenze essi stessi del cambiamento climatico.
Ci viene in mente ad esempio il ciclo ENSO, un’interazione tra acque oceaniche e atmosfera che è formata da due fenomeni: El Niño e La Niña. Semplificando El Niño è l’aumento della temperatura dell’acqua di 1-3 °C, mentre La Niña è il suo raffreddamento dello stesso valore. Questi fenomeni accadono in maniera apparentemente casuale tra dicembre e febbraio e tra un fenomeno e l’altro ci sono periodi neutri, ovvero con temperature allineate a quelle che ci si aspetta in quella stagione. Se per i non addetti ai lavori un aumento della temperatura dell’acqua di 3°C può apparire quasi insignificante, in realtà ha un impatto enorme sulle precipitazioni dei Paesi affacciati agli oceani e in particolare all’Oceano Pacifico, tanto che gli effetti si riversano anche in Europa, seppur limitatamente. In ogni caso, quando si parla di cambiamento climatico, questo non ha nazione: siamo tutti abitanti del pianeta Terra e se il pianeta salta, saltiamo tutti a prescindere dalla nostra collocazione geografica.
1.1 Le emissioni di gas serra
I gas serra (GHG) sono la causa principale del cambiamento climatico in quanto, intrappolando il calore nell’atmosfera, provocano un aumento della temperatura. Questi sono emessi sotto forma di:
- Anidride Carbonica CO2: la produzione di energia attraverso l’utilizzo di combustibili fossili (carbone, petrolio, gas naturale) per il riscaldamento, i trasporti e le industrie provoca una quantità di anidride carbonica superiore a quella che il pianeta riesce a gestire. Questo è aggravato dalla deforestazione in quanto gli alberi sono fondamentali per l’assorbimento della CO2.
- Metano CH4: le attività agricole, le discariche e le attività di estrazione dei combustibili fossili producono una quantità di metano enorme che ha oltretutto un potere di riscaldamento ancora superiore a quello della CO2.
- Ossido di diazioto N2O: le attività agricole (es. l’uso di fertilizzanti azotati) e alcune attività industriali emettono questo potente gas serra.
- Gas Fluorurati (idrofluorocarburi, perfluorocarburi, esafluoruro di zolfo, trifluoruro di azoto): le attività industriali (sistemi di refrigeranti, produzioni di semiconduttori, isolanti elettrici, produzioni di schermi piatti…) emettono questi gas serra con un basso volume di emissioni ma ad altissimo impatto, anche per la loro lunghissima durata nell’atmosfera.
2. Le strategie per contrastare il cambiamento climatico
Dato per assoldato che il cambiamento climatico è un fenomeno complesso causato dall’uomo stesso, sta a tutti noi mettere in campo delle strategie per contenerlo. Il cambiamento climatico richiede quindi un impegno globale che parte dall’Unione Europea, passa attraverso le aziende che producono nel suo territorio fino ai singoli cittadini.
Viene definito “pozzo di assorbimento” un sistema in grado di assorbire maggiori quantità di carbonio rispetto a quelle che emette. I principali pozzi di assorbimento naturali sono rappresentati dal suolo, dalle foreste e dagli oceani. Per questo la salvaguardia di questi tre elementi è fondamentale e deve essere parte integrante delle strategie volte al contenimento del cambiamento climatico. La tutela delle foreste è un nodo centrale in quanto in Unione Europea ci sono 182 milioni di ettari di foreste che corrisponde al 43% della superficie totale. Il 70% di queste si trova in 7 Paesi: Italia, Finlandia, Francia, Germania, Polonia, Spagna e Svezia. La copertura forestale, infatti, varia tantissimo da uno Stato membro all’altro: si passa dal 10% di Malta al quasi 70% della Finlandia. Entro il 2030, con le nuove norme, attraverso il ripristino delle zone umide e delle torbiere, piantando nuove foreste e fermando la deforestazione, si mira a ridurre le emissioni UE del 57% e a rimuovere almeno 310 milioni di tonnellate di CO2.
Le aziende dell’UE (ma tutte le aziende in realtà) dovrebbero mitigare il cambiamento climatico attraverso una serie di accorgimenti quali la scelta di canali di approvvigionamento virtuosi, la riduzione delle emissioni di carbonio, l’utilizzo di energia da fonti rinnovabili, l’economia circolare, la gestione dei rifiuti, la scelta di packaging sostenibili e la formazione costante dei loro dipendenti.
I cittadini dell’UE possono dare anch’essi un importante contributo limitando il consumo energetico, limitando il consumo di carne e solo da allevamenti estensivi, mangiando solo vegetali stagionali, utilizzando veicoli elettrici o mezzi pubblici e smaltendo correttamente i rifiuti. Fondamentale è anche la scelta di prodotti di qualità (dagli arredi ai vestiti) con certificazioni di sostenibilità e che non richiedano sostituzioni frequenti.
3. La transizione energetica
La transizione energetica non riguarda solo la scelta di energia pulita: è qualcosa di molto più ampio che coinvolge l’intero sistema e che garantisce un vantaggio non solo per il clima, ma anche per la società. Non esistono obiezioni valide a mettere in campo questo cambiamento: anche i posti di lavoro persi da una parte aprono nuovi posti di lavoro in un settore molto più gratificante. Basti pensare ad esempio alla mobilità elettrica: tutti quei lavoratori delle correnti industrie di automobili tradizionali possono essere assorbiti dalle aziende che producono veicoli elettrici.
3.1 L’impatto della mobilità elettrica
Un’adozione massiva della mobilità elettrica potrebbe dare un importante contributo alla lotta contro il cambiamento climatico in quanto ridurrebbe significativamente le emissioni di GHG nell’atmosfera, almeno per quanto riguarda il settore dei trasporti. I benefici non sono solo di carattere ambientale: l’uso di auto elettriche migliorerebbe notevolmente la qualità dell’aria con un grande giovamento per la salute dei cittadini soprattutto nelle metropoli più inquinate.
Come abbiamo analizzato nei precedenti articoli un passaggio massivo all’e-mobility richiede il superamento di alcune sfide, prima tra tutte il miglioramento della ricarica dei veicoli elettrici.
3.2 Il ruolo dell’Unione Europea
L’Unione Europea è un leader globale nella lotta contro il cambiamento climatico e nella promozione della transizione energetica:
- il Green Deal Europeo è un piano ambizioso per rendere l’Europa il primo continente a impatto climatico zero entro il 2050;
- il Piano di Recupero NextGenerationEU è un piano di investimenti per supportare la transizione verde e digitale con particolare attenzione alla mobilità sostenibile;
- la regolamentazione sulle emissioni dei veicoli è sempre più stringente per incentivare l’adozione di auto elettriche.
Inoltre l’UE fornisce sia finanziamenti sia supporto tecnico per progetti di transizione energetica e mobilità sostenibile, particolarmente interessante in tal senso è Horizon Europe. Questo in realtà non si occupa solo di ambiente, ma ha il suo focus sulla ricerca scientifica in tutti gli ambiti che possano favorire il progresso umano e al contempo dare risposte concrete alle sfide di questo millennio. Da ricordare anche il Fondo Europeo per la Transizione Giusta (JTF), un budget di aiuti che ha l’obiettivo di garantire una transizione energetica equa per ogni Paese privilegiando quelli più colpiti.
4. Conclusioni
Il cambiamento climatico è una sfida globale che richiede azioni urgenti e concertate. Ridurre le emissioni di GHG attraverso la transizione energetica e la promozione della mobilità elettrica sono azioni essenziali per mitigare gli impatti del riscaldamento globale. L’Unione Europea svolge un ruolo di primo piano in questa transizione, grazie a politiche ambiziose, investimenti significativi e un grande lavoro verso la sostenibilità. Le aziende virtuose come De Angeli Prodotti sono protagoniste della transizione energetica e per questo ti invitiamo a visitare questa pagina dedicata alla sostenibilità per scoprire il nostro impegno quotidiano verso un mondo più sicuro per i nostri figli e per tutte le generazioni future.